I colpi più assurdi della storia del Calciomercato

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Non sempre i soldi fanno la differenza nel Calciomercato. Occhio ai 5 trasferimenti più assurdi della storia del calcio

Da CFVB20 Jul 2021

75 chili di gamberetti, grazie!

Il calcio norvegese propone come menù di giornata una portata ricca di gamberetti. Kenneth Kristensen, un attaccante del calcio minore, conosce la ribalta grazie a una delle operazioni di mercato più strane della storia di questo sport. Il Flekkeroy Idrettslag nota il giocatore in una amichevole, ma in quelle categorie non si parla di soldi ma di una sorta di baratto convincente. Il Vindbjart, società che detiene il cartellino di Kenneth non vuole privare al giocatore il salto di categoria e dopo alcuni giorni di riflessione propone la sua offerta. La punta andrà via solo nel caso in cui venga corrisposto il suo peso equivalente in gamberetti. Il peso di Kristensen si aggira intorno ai 75 chilogrammi e per un paese di pescatori come Flekkeroy, la richiesta sembra essere più che onesta. Gamberetti consegnati e nuovo giocatore presentato alla stampa. Tutto è bene ciò che finisce bene. 

Quando George Weah consigliava pacchi a tutti

Ali Dia è un vero fenomeno in cerca di squadra. Un’occasione che non potete farvi scappare.” Queste le parole dette durante una telefonata da George Weah al manager del Southampton, Grame Souness nell’ormai lontano 1996.
Mettetevi voi al posto suo, che avreste fatto? Ecco esatto, anche lui ha fatto la stessa cosa, si è fidato ciecamente di “Giorgione”.
Fin dal primo allenamento tutti si accorgono che qualcosa non va: Ali Dia non sembra essere il fenomeno che rivoluzionerà il gioco del calcio. Souness però non vuole crederci e lo convoca subito per la gara di campionato. Panchina per Ali ma per poco. Passano 30 minuti e Mat Le Tissier si infortuna ed ecco servita su un piatto d’argento l’occasione per inserire il nuovo talento.
I 53 minuti più imbarazzanti della storia del calcio”, così verranno definiti dalla stampa su tutti i giornali del mondo.
Da questo episodio ne traiamo un bell’insegnamento: non fidatevi mai dei consigli calcistici di George Weah.


Angel vale 35 palloni, ma ve li diamo un’altra volta

Manchester United, Real Madrid e Psg sono le squadre che negli anni si sono contese la classe assurda del “Fideo”. Un mancino educato, una fantasia unica e un’imprevedibilità tecnica concessa a pochi. Se tutti conoscono la storia recente dell’esterno made in Argentina, non tutti sanno da dove è partita la sua carriera. I primi calci al pallone li tira con la maglia del Torito, ma passano sono alcuni mesi perchè alla giovanissima età di 4 anni viene subito notato dal Rosario Central. La società promette al piccolo club cittadino 35 palloni da gioco, in cambio della classe di quel minuscolo giocatore. La trattativa si chiude subito, viste le difficoltà economiche del Torito, ma l’accordo siglato solo in forma verbale non verrà mai rispettato. 


100 sterline e un barile di birra

Un viaggio nel tempo, un ritorno al passato che vale la pena ripercorrere per scoprire una curiosità sulle trattative di calciomercato negli anni ‘20. Il protagonista è Ernest Blenkinsop, un minatore che quando conclude il suo turno ne approfitta per indossare gli scarpini e tirare due calci nel campetto del villaggio di Cudwroth. Un giorno però a quel campetto si presentano quasi per caso i dirigenti dell’Hull City. La sua energia in campo e le sue qualità portano gli uomini di mercato ad avvicinarlo immediatamente dopo la fine della partita. L’offerta di 100 sterline per tentare il professionismo viene accettata, ma Ernest fa una richiesta personalissima. Al cash viene aggiunto un barile di birra per permettere al giocatore di festeggiare il traguardo raggiunto con la sua gente. Felici e ubriachi. 


É tutto un gioco … di magliette

Più di 400 partite e più di 100 gol in Premier League con la maglia del Liverpool, uno dei giocatori più forti della sua generazione, semplicemente John Barnes. George Best lo definì come il suo erede, uno dei pochi a saper proporre un’idea diversa di calcio. John esplose nel Watford prima di passare ai Reds, ma ancor prima vestiva la casacca del Sudbury, piccola realtà del Suffolk. Proprio da questo club venne notato dagli Hornets, che per acquistarlo non dovette nemmeno spendere una sterlina. Bastò infatti fornire al club un gioco di maglie completo per la stagione, al quale corrispose un immediato si.